Rinnovabili oltre la guerra: l’energia pulita in Ucraina arriva in un barile
Gennaio 17, 2023

L’imprenditore Matteo Villa ha realizzato Barrel, un generatore fotovoltaico con batterie a ioni per ospedali ed emergenze. Tre già installati a Czernowitz, altri 150 sono in arrivo

Un barile di energia è arrivato in Ucraina dall’Italia. E molti altri ne arriveranno, ma non sono pieni di petrolio. Per una volta il classico barile di greggio, utilizzato fin dall’Ottocento per trasportare l’oro nero, è pieno di energia pulita, che non inquina e non squarcia le notti invernali con il rombo dei generatori. «Ho passato quindici anni in Africa installandosistemi fotovoltaici e conosco bene il rombo perenne dei generatori nelle notti africane. Ora le città ucraine si sono africanizzate: oltre 15 milioni di persone sono tagliate fuori dalla rete elettrica, distrutta dai bombardamenti russi. Case, scuole, ospedali devono affidarsi ai vecchi generatori alimentati a olio, inquinanti e rumorosi, quando non restano completamente senza luce e senza riscaldamento nei gelidi casermoni sovietici», spiega Matteo Villa, l’imprenditore delle rinnovabili che ha inventato Barrel, generatore fotovoltaico di elettricità con batterie agli ioni di litio, ora installato in tre centri sanitari dedicati ai bambini a Czernowitz in Bucovina, vicino al confine con la Romania. Abbinato ai suoi pannelli solari leggeri e allungati, facili da collocare sui balconi e in tutti gli spazi interstiziali, Barrel alimenta frigoriferi, boiler elettrici e stufette. Comodo da spostare e rapido da installare, può portare subito aiuto alla popolazione, tanto che è stato premiato nel 2020 come il miglior sistema di accumulo di energia da PV Magazine, testata leader del settore fotovoltaico.

Allestimenti

Villa è attivo da settimane sul fronte del conflitto in Ucraina, dove ha lanciato assieme a Medici con l’Africa Cuamm – ong che si occupa di cooperazione sanitaria in contesti di sviluppo e di emergenza – dei programmi per fornire energia elettrica a servizi essenziali alle popolazioni colpite dall’aggressione russa. «A metà dicembre abbiamo installato i primi 3 barili, con i relativi pannelli, ma ne stiamo allestendo altri 150», spiega Villa, che ha trovato un finanziamento dalla Savno, utility di Treviso, per rifondere i costi vivi del materiale, mentre tutto il resto lo fornisce gratuitamente. «Ho concepito il sistema proprio per renderlo il più semplice possibile: basta dispiegare il pannello solare e attaccare la spina. Nel barile c’è la batteria e tutto quello che serve per dare immediatamente elettricità senza installare niente in loco. In Africa abbiamo imparato a semplificare il più possibile, in modo da consentire l’utilizzo anche a persone non competenti: il barile è difficile da aprire e da rompere, ma è facile da trasportare, perché tutta la logistica del mondo è basata sul barile di petrolio», precisa Villa.

Pronto intervento

È così che l’imprenditore patavino si prefigge di fornire energia pulita per il pronto intervento in grandi conflitti, alluvioni, incendi e altre situazioni d’emergenza. «In questi anni ne abbiamo installati in Kenya, in Nigeria, in Oman, oggi in Ucraina, domani potrebbero servire per ridare energia pulita dopo un’alluvione in Italia, al posto dei generatori diesel, che sporcano e inquinano», sottolinea Villa. I sistemi fotovoltaici d’emergenza possono servire un po’ ovunque anche in Europa, per aiutare gli agricoltori che devono pompare acqua in velocità o i centri per anziani che hanno bisogno di aria condizionata ad agosto. «Li abbiamo già sperimentati in varie situazioni in Italia, ad esempio in un campo profughi a Mogliano Veneto, e li stiamo distribuendo nei vari depositi della protezione civile, in modo che siano pronti all’uso quando servono. Anche casa mia va con il barile», aggiunge Villa ridendo.

L’idea di mandarli in Ucraina è nata dalla visita a Padova del sindaco di Leopoli, che ha firmato accordi con la Confindustria locale. Dopo i primi 3 barili per Czernowitz, altri 6 sono partiti per Kiev il 9 gennaio. Gli altri verranno installati in seguito dove c’è più necessità: tutto il Paese dev’essere ricostruito e le fonti rinnovabili sono ormai abbastanza mature per sostituire il gas russo. Non è detto che si debbano ripetere sempre gli stessi errori.